Carissimo,
scosso dalle tragedie dei barconi affondati, irritato dall’ipocrisia imperante e dal vortice senza fine in cui ci ha gettato la politica degli ultimi governi, ho scritto queste righe.
Mi baso sulle ricerche socio-antropologiche su questo tema che avevo fatto in un lontanissimo passato, sui dati che mi aveva fornito un amico dell’UNHCR e, spero, sul buon senso.
1) La tragedia di pochi giorni fa e quella di Lampedusa del 2013, che diede origine all’operazione Mare Nostrum, sono, purtroppo, dei tragici incidenti, in entrambi i casi provocati dall’imprudenza delle stesse vittime, che hanno colpito chi ha scelto di venire in Europa, violando le leggi dell’Unione Europea, con mezzi di trasporto pericolosi.
Ma quanto sono pericolosi questi mezzi di trasporto ?
Secondo i dati del UNHCR nel 2014 è morto l’1,60% dei migranti, mentre nei primi quattro mesi del 2015, dopo quest’ultima tragedia, la percentuale è salita al 4,44%.
I media si scandalizzano per la morte di 700 persone, ma dimenticano
- sia il più alto numero di persone che nei paesi poveri muore ogni giorno, perché viaggia su mezzi di trasporto pericolosi, per la mancanza di medicine adeguate, ecc.;
- sia, soprattutto, le altre tragedie, ben più gravi, provocate dalle politiche dei nostri “amici” in Libia, Siria, Iraq, ecc.
2) I media scrivono che fuggono da “miseria, persecuzioni, guerre”. Ma questo può essere vero solo per i Siriani (che, in ogni caso, nel 90% dei casi andrebbero trattati come “displaced” e non come “profughi”).
Tutti gli altri, sono “migranti” e non “profughi” e il collasso delle strutture di accoglienza è dovuto al fatto che i governi italiani degli ultimi anni hanno deciso di trattarli tutti come “profughi”
- o ignorando le procedure dell’UNHCR per distinguere tra “profughi” e “migranti” (e qui è inutile sottolineare che, oltre a semplice stupidità, questa ignoranza è favorita dal fatto che c’è un vasto settore di associazioni che specula sui migranti – “si guadagna di più coi migranti che con la droga”, dichiara uno dei boss di mafia-capitale);
- o cercando di seguirle con una grottesca miopia.
3) In particolare, i migranti originari di paesi come Senegal, Gambia, Eritrea, ecc. oggi come oggi non solo non sfuggono a “persecuzioni e guerre”, ma non sfuggono nemmeno alla miseria, dato che per il viaggio possono permettersi di spendere quello che un loro concittadino guadagna in due o tre o anche cinque anni.
4) Da calcoli spannometrici, ma fondati e molto prudenti, si può osservare che l’Italia
- esporta circa 100.000 laureati all’anno la cui formazione è costata allo Stato circa 12 miliardi di euro;
- spende circa 1.200 euro al mese per ogni migrante, in totale sono circa 1,5 miliardi di euro all’anno, solo in piccola parte coperti da contributi europei, per mantenere circa 100.000 “migranti” (in alcuni casi, in strutture che chiedevano circa 3.000 euro al mese per offrire quello che ora viene regalato – sono testimone oculare di uno di questi casi – quest’ipotesi spannomterica dopo mesi è stata confermata dal Sole 24 Ore: http://www.pressdisplay.com/pressdisplay/it/viewer.aspx)
- spende 250 euro al mesi lordi per migliaia di professori a contratto nelle università italiane (e qui si può ricordare che il carico di lavoro di un professore a contratto è lo stesso di un ordinario che costa circa 30 volte di più);
5) Il bello che i giovani laureati hanno lavorato (= studiato) in cambio dell’investimento che lo Stato ha fatto su di loro (qui non si conta l’investimento delle famiglie), mentre i giovani “profughi” sono mantenuti per non fare nulla, in una situazione obiettivamente poco educativa (alcuni si trovano in questa situazione da quasi un anno).
6) Parallelamente si dimentica che circa 15.000 giovani italiani, spesso laureati, lavorano in Australia 11 ore al giorno in condizioni che i media definiscono di moderna “schiavitù”.
7) Vedo spesso questi migranti telefonare a casa con telefoni dell’ultima generazione e ogni tanto mi fermo a parlare con loro. Possiamo immaginare che il messaggio che arriva ai loro amici e famigliari è che l’Italia è il paese del bengodi e che, nonostante la pericolosità del viaggio, vale la pena partire, perché, per loro, a torto o a ragione, il gioco vale la candela.
8) Si deve prendere atto che
- il 90% dei migranti che arriva in Italia è spinto non da fattori di “espulsione”, ma fattori di “attrazione” (e qui si deve osservare che i fattori di “attrazione” si sommano allo sciagurato effetto: “pull” messo in evidenza dagli Stati del Nord Europa a proposito di Mare Nostrum);
- non siamo responsabili del fatto che migliaia o milioni di Africani, pur di venire in Europa, sono disposti a spendere cifre per loro enormi e a rischiare viaggi pericolosi, ma che essi, tuttavia, a torto o a ragione, non percepiscono come pericolosi.
9) Solo la grottesca ipocrisia dei diversi governi italiani e dei media piange lacrime di coccodrillo per queste tragedie, che potrebbero essere facilmente evitate, attivando un servizio traghetto Tripoli-Palermo. Non lo si fa, perché cadrebbe la maschera della farsa: “non li vogliamo, ma non possiamo lasciarli affogare”.
E così va avanti il balletto dei “migranti” che per magia diventano “profughi”, della trappola delle convenzioni di Dublino, della finta guerra con Bruxelles e della finta guerra con gli scafisti.
Chi, in realtà, specula sulle tragedie ?
E’ possibile che i nostri governi non capiscano che, paradossalmente, sarebbe più semplice e costerebbe meno attivare il traghetto Tripoli-Palermo e dare la cittadinanza a tutti ?
Tra l’altro, dato che i “profughi” vogliono andare nei paesi ricchi (non sono scemi), dando loro un passaporto italiano, renderemmo pan per focaccia agli altri Stati dell’Europa, che ora ce li vogliono lasciare tutti sul groppone.
10) Si può sostenere che questo sia un discorso egoista, Lo riconosco, è vero, se non fossi egoista avrei già fatto come San Francesco.
Ma non è da Talebani imporre la santità a tutti, soprattutto agli Italiani più poveri (“E’ facile fare i froci col culo degli altri”, Ricucci dixit) ?
Ma è realistico pensare che questa politica possa funzionare ?
Certo, finché il ceto politico sarà costituito dai personaggi che conosciamo, questa situazione andrà avanti fino a quando i fattori di attrazione verranno meno, cioè fino a quando non ci ritroveremo appena più sopra della situazione di Senegal, Gambia, Eritrea.
PROPOSTE
PRIMI CONTROLLI SULLE NAVI PRIMA DELLO SBARCO
a) individuare con poche domande intelligenti i migranti economici
b) fra coloro che fuggono dalla guerra distinguere tra “profughi”,”sfollati”,”rifugiati” che devono essere considerati in modo diverso
Per rendere proficuo questo primo passo occorre organizzare corsi di formazione per i funzionari del Ministero dell’Interno addetti a svolgere questo compito,che devono conoscere la situazione socio-politica degli Stati da cui provengono le persone in esame , per verificare l’attendibilità della richiesta d’asilo.
Le ONG vanno escluse da questo compito
1) INTEGRAZIONE
Dopo un’attenta valutazione dell’integrazione, in particolare quella scolastica, degli immigrati arrivati negli ultimi anni e di quelli di seconda e terza generazione, proporre iniziative concrete senza favorire multiculturalismi impossibili e smentiti dall’antropologia.
2) FORMAZIONE DEGLI ADDETTI AI LAVORI
a) fornire categorie antropologiche (cultura, razza, razzismo, relativismo culturale, confronto tra culture ecc.)
b) analizzare le culture “altre” senza sospendere il giudizio su certe pratiche anacronistiche come il velo o peggio l’infibulazione ecc.
c) non favorire pratiche che possono trasformarsi in atti di razzismo verso gli italiani.
3) CONTROLLO DELLE ATTIVITÀ DI ISTITUZIONI COME L’ISMU CHE OPERANO CON FONDI PUBBLICI
4) CONTROLLO DEI CENTRI DI AGGREGAZIONE DEGLI IMMIGRATI PER DISTINGUERE CHI LAVORA PER L’INTEGRAZIONE DA CHI INVECE PROMUOVE IDEOLOGIE DI CONTRASTO
5) MEDIA
Fornire agli addetti ai lavori e ai politici i dati corretti e inequivocabili per una valutazione trasparente, non distorta, né falsa del fenomeno immigrazione e delle sue conseguenze
6) DIRITTO
Rivedere il quadro giuridico per l’immigrazione legale